Ethan Frome

Vi è mai capitato di leggere un libro solo perché vi “fidavate” del suo autore? A me è successo con Ethan Frome di Edith Wharton (Neri Pozza, 2018). La sinossi non mi attirava per niente, però avevo avuto già prova della bravura di questa scrittrice (vedi Racconti di uomini e fantasmi e L’età dell’innocenza). Dopo essermi imbattuta solo in recensioni entusiaste ho deciso a dare una chance a questo racconto lungo.

Non vi tengo oltre sulle spine: Ethan Frome è un piccolo gioiellino, ma, secondo me, non è tanto interessante per la trama in sé e per sé quanto per il modo in cui i fatti sono narrati. Sono rimasta conquistata più dalla scrittura elegante di Edith Wharton e dalla caratterizzazione dei personaggi che dall’intreccio vero e proprio.

Di che cosa parla questo racconto lungo? Ecco, devo fare attenzione a cosa rivelarvi e a cosa tenere per me: il libro si apre con un mistero che viene svelato solo all’ultima pagina. A forza di cercare recensioni online, mi sono spoilerata metà della trama, così ho perso buona parte della suspense che anima il testo. Non voglio certo che vi accada lo stesso. Per questo motivo, mi limiterò solo all’essenziale: il fato di Ethan Frome e la ragione della sua tristezza devono restare un enigma per voi

Iniziamo dal principio, da quello che scoprirete nel giro di poche righe: Ethan, il nostro protagonista, è un uomo segnato dalla vita. Gli è successo qualcosa, qualcosa che lo ha lasciato mutilato sia nel corpo che nello spirito. La sua storia ci viene raccontata da un estraneo, da qualcuno che non appartiene alla piccola e, per certi versi, claustrofobica comunità di Starkfield. Il nuovo arrivato è rimasto subito incuriosito dalla triste figura di Frome: in quel corpo avvizzito si scorge ancora l’eco di una passione travolgente.

Ethan è un personaggio tragico: è la perfetta dimostrazione di quello che accade quando le aspirazioni giovanili si scontrano con gli imprevisti della vita e con una povertà atavica. Da giovane, sognava di lasciare la triste e desolata Starkfield e di farsi strada nel mondo, ma, in seguito alla morte di suo padre e al peggioramento delle condizioni di salute di sua madre, è stato costretto a mettere da parte le sua ambizioni per occuparsi della fattoria di famiglia.

Quando anche sua madre è venuta a mancare, Frome si è ritrovato a fronteggiare l’inverno del suo scontento. Il giovane aveva una paura terribile di restare da solo così ha deciso di sposare Zeena, la donna che si era presa cura di sua mamma. Era certo che si sarebbe potuto costruire una nuova vita insieme a lei, magari in una grande città. Povero illuso.

Ethan è rimasto cristallizzato in una vita infelice, in un perenne e desolato inverno del cuore. Si è trascinato tra gli stenti, mentre sua moglie si è sempre più allontanata da lui, finendo col diventare un’estranea. Zeena si è trincerata dietro un muro fatto di silenzi ostinati e di fialette di medicinali: l’attiva e operosa infermiera si è trasformata in una malata cronica.

La routine di casa Frome è andata avanti secondo lo stesso triste copione, sinché non è entrata in scena Mattie Silver, la cugina di Zeena. Il suo arrivo, l’arrivo di una primavera inaspettata, ha scompaginato le carte, ridestando passioni sopite e preparando il terreno per la nascita di uno dei più sventurati amori impossibili della storia della letteratura.

Il triangolo no, per carità: tuttə lo hanno già considerato e utilizzato in letteratura. Come potete facilmente intuire, l’argomento di questo racconto lungo non è dei più originali. A rendere questo libro un piccolo capolavoro è il modo in cui questo cliché letterario, trito e ritrito, viene messo in scena. Nel romanzo di Edith Wharton, così come in Pan di Knut Hamsun, la tragica storia d’amore è indissolubilmente legata ai panorami che le fanno da sfondo. Da una parte il paesaggio di Starkfield rispecchia e amplifica le emozioni dei protagonisti, dall’altra sembra farsi beffa delle loro vane speranze.

Starkfield è una landa tanto bella quanto desolata e spietata:

Guardò fuori i pendii illuminati dal bagliore, le tenebre bordate d’argento dei boschi, il viola spettrale delle colline che si stagliavano contro il cielo, e gli parve che tutta la bellezza della notte fosse stata messa in mostra per deridere le sue disgrazie…

La stessa casa di Ethan non è un mero set: è uno dei fulcri emotivi della vicenda, una cassa di risonanza che amplifica sentimenti taciuti. Persino gli oggetti più insignificanti parlano, così come “parlano” gli ostinati silenzi dell’imperscrutabile Mrs Frome, fantasma ineludibile. Il nastro per capelli di Mattie è rosso: un colore che richiama alla mente sia la passione amorosa sia il sangue. Invece, il piatto da portata di Zeena è il perfetto correlativo oggettivo di un matrimonio che sta andando in frantumi.

Edith Wharton è riuscita ancora una volta a incantarmi grazie alla sua scrittura elegante e alle splendide descrizioni disseminate tra le pagine di Ethan Frome. Questa scrittrice ha insinuato la sua penna sia nelle crepe dell’animo umano, sia in quelle di una società in cui le convenzioni e il senso dovere hanno avuto la meglio sull’amore. Se siete già rimastə affascinatə dal suo capolavoro, L’età dell’innocenza, non dovete lasciarvi sfuggire la storia di questo altro amore impossibile.

Approfondimenti:

La recensione di Silenzio sto leggendo 

La guida allo studio (in inglese) di Spark Notes 

6 pensieri su “Ethan Frome

  1. A me capita spesso di fidarmi del nome di un autore, specialmente se ho letto qualcosa che mi ha davvero colpita. Due esempi. Uno positivo: Sorj Chalandon, ogni libro letto mi ha conquistato. Fernando Aramburu: purtroppo il primo libro letto è stato Patria, un capolavoro, e dopo solo delusioni…
    Letta la tua recensione, bisogna per forza dare una chance a questo racconto di Wharton!

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    1. Mi ricordo ancora della tua recensione di “Patria”: era appassionata e ispirata. Sarebbe stata un’introduzione perfetta per il romanzo di Aramburu.
      A volte un autore riesce a conquistarci una sola volta, regalandoci un unico capolavoro. Quando succede, mi chiedo sempre se non sarebbe stato meglio fermarsi a quell’unica lettura… Ci servirebbe una sorta di “preveggenza letteraria” 🤣.
      Grazie per la fiducia!

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  2. Be’ sì, capita di fidarsi di unǝ autorǝ che già si conosce e che ci ha regalato bei momenti di lettura. Non va sempre bene, ma d’altronde nessunǝ di noi ha la sfera di cristallo e un po’ di fiducia ci vuole, altrimenti finiremmo per bazzicare sempre i soliti lidi e alla lunga potrebbe essere assai noioso.

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