Immaginate di entrare nella sala di un museo in cui è esposto un ciclo di enigmatici arazzi fiamminghi. I drappi appesi alle pareti vengono rischiarati, uno dopo l’altro, dalla tremolante luce di un candeliere sorretto da una mano invisibile. Leggere I quaderni di Malte Laurids Brigge (Liber Liber) equivale a ritrovarsi davanti a quei misteriosi arazzi: l’anti-romanzo di Rainer Maria Rilke è composto da poetiche e oscure schegge di prosa.
Il tempo è fluido: siamo immersə in un flusso incessante di ricordi e di pensieri che si alternano senza seguire un preciso ordine cronologico. Nelle riflessioni del figliol prodigo Malte Laurids Brigge, l’unica costante, l’unica certezza, è rappresentata dall’eterno ritorno di alcuni arcani: la Vita, la Morte, la Paura, la Maschera, l’Amore e la Malattia.
Il nostro narratore, ultimo virgulto di una stirpe nobiliare decaduta, vaga per le strade di una Parigi onirica e allucinata:
È proprio qui che la gente viene per vivere? Sarei piuttosto propenso a credere che, qui, si muoia. (…) (…) Rue Saint-Jacques, un enorme edificio a cupola. La carta spiega: Val-de-grâce, Hôpital militaire. Non mi occorreva un simile ragguaglio. Ma non conta. La strada ha incominciato a odorare male, d’ogni parte. Sentiva, per quanto potessi distinguere, di iodoformio, di patate fritte, di paura.
La paura è la seconda ombra del narratore: questo giovane solitario, tormentato da fantasmi e visioni, ha trascorso la sua infanzia in mezzo ai ritratti di avi defunti e ha pranzato assieme a presenze inquietanti, sospese tra questo mondo e l’aldilà. Per lui la Vita è inscindibile dalla Morte: ogni donna incinta porta in grembo sia la promessa di un nuovo inizio, sia la certezza della mortalità della razza umana.

L’azione si parcellizza e cede il passo all’introspezione: Rilke, all’alba del Novecento, si confronta con nuove, febbrili, inquietudini, mentre continua a dialogare con un Dio che è stato dichiarato clinicamente morto. Il bocciolo di un secolo breve, estenuante ed estenuato, si apre sotto gli occhi del poeta spingendolo a sperimentare, a dare vita a una forma letteraria inedita. L’avvento del nuovo secolo ha innescato la crisi del romanzo ottocentesco:
Fuori, molte cose sono mutate. Come, lo ignoro. Ma nell’intimo nostro e al tuo cospetto, mio Dio; dentro, nel più profondo, epperò innanzi a Te spettatore, non siamo noi inerti? Inerti, e incapaci di azione? Ci si avvede che non sappiamo la parte. Si cerca uno specchio. Vorremmo levarci il belletto; smettere ogni trucco, ed essere noi. Ma, qua e là, ci rimane addosso, tenace, un lembo di travestimento, dimenticato.
Non ci resta che arrenderci al flusso dei pensieri di Malte Laurids Brigge. Talvolta, le sue parole ci appaiono aliene, talvolta oscure, ma capita anche di trovare barlumi di verità e di dolente bellezza tra le sue elucubrazioni. Vaghiamo per le vie di una Parigi che, dinnanzi a occhi consumati da troppe letture (dall’inferno di Strindberg alla bohème di Maugham), si tramuta in un crogiolo di anime solitarie, di spiriti inquieti che danzano con la follia. Questa è la città dei flâneurs e dei novelli Icaro che vedono sciogliersi al sole le loro ali-aspirazioni.
Passeggiamo assieme a Brigge lungo i viali delle Tuileries e osserviamo Parigi attraverso il suo sguardo febbrile: uno sguardo che strappa la maschera del conformismo dal volto della borghesia e che spalanca abissi d’inquietudine sotto i nostri piedi. Per un attimo, il parco parigino si sovrappone all’immagine della Bouville di Sartre: siamo coltə da una vertigine esistenzialista, da un senso di nausea. Infine, ecco la sala degli arazzi in cui è esposto il ciclo della Dame à la Licorne: l’opera d’arte è uno specchio che riflette le parole di Rilke.

I quaderni di Malte Laurids Brigge è un anti-romanzo caleidoscopico che non smette mai di sorprenderci. Tra i frammenti-pensieri del narratore si celano non solo riflessioni capaci di toccare le corde più segrete del cuore, ma anche lezioni di poesia:
(…) i versi non sono (come tutti ritengono) sentimenti. Di questi, si giunge rapidi a un precoce possesso. I versi, sono esperienze. Per scriverne anche uno soltanto, occorre aver prima veduto molte città, molti uomini, molte cose. Occorre conoscere a fondo gli animali; sentire il volo degli uccelli; sapere i gesti dei piccoli fiori, quando si schiudono all’alba.
Nella seconda parte dell’opera, i ricordi dell’anti-eroe di Rilke si sovrappongono a un ciclo di arazzi dedicati a figure storiche, a personaggi illustri colti nell’ora della loro morte: spiriti che vanno a unirsi ai fantasmi/vampiri della famiglia Brigge, al ballo spettrale di quella stirpe esangue. Una casata condannata a provare un’eterna paura:
La paura di tradirmi e di confessare tutto ciò che mi fa paura. E la paura di non poter proferire invece parola, perché tutto è indicibile.
E altre paure, paure, paure.
Ho supplicato di poter risuscitare la mia infanzia. E l’infanzia è tornata.
E sento ch’essa è pur sempre terribile, come allora: che a nulla mi ha giovato invecchiare.
Romanzo, diario, caso clinico scritto dal paziente stesso, raccolta di poesie in prosa: I quaderni di Malte Laurids Brigge è tutto questo e molto di più. Questo è un testo in cui bisogna smarrirsi per poi ritrovarsi e ritrovare tra le pagine l’eco di altre letture: un filo rosso unisce Rilke a Jakob Wassermann, altro grande cantore del secolo breve, e a Nuria Amat, autrice di libri in cui la Letteratura è inscindibile dalla Morte.
Vaghiamo allora, storditə da vapori d’assenzio, tra le sale di questo museo della memoria. Quando saremo stanchə di cercare di unire i puntini, di rimettere assieme queste schegge di pensiero, potremo sempre sederci e limitarci a contemplare tanta bellezza.
Approfondimenti:
Dopo la lettura viene il tempo della riflessione, perché è bene inserire questo testo nel suo contesto storico e culturale. Per questo vi rimando all’interessantissima recensione di Gilda Bicêtre.
L’articolo di Stefano Pioli su Oubliette Magazine rende alla perfezione l’atmosfera e le suggestioni di questo anti-romanzo (provo un po’ di invidia, ma non di quella cattiva).
Non leggo nessun’altra recensione, mi piace la tua; e su un libro che ho letto tre volte. Brava, sei brava. Hai un modo tutto tuo di narrare un libro: semplice senza mai essere superficiale, breve ma intenso, emotivo senza essere sdolcinato, ottima scelta di elementi significativi sull’opera e sull’autore.
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Lo hai letto tre volte? In fondo, si addice a una persona poetica e profonda come te.
A volte mi domando se quella semplicità (penso soprattutto allo stile) non sia un limite. Non so se merito tanti elogi, ma grazie di cuore 💖.
P.S. Per una volta, non ho allungato la tua lista dei libri da leggere 🤣.
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No, la semplicità di stile non è un limite se è piena di contenuti validi. Può diventare, invece, la tua forza.
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Oh, non l’avevo mai pensata così. Che dire, non posso che ringraziarti.
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Conosco poco questo autore, ma le tue recensioni aiutano molto ad avvicinarsi agli autori che tratti. Sai essere originale e intrigante.
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Troppo buona, Pina! Ho letto le sue poesie diversi anni fa, ma mi ha colpita davvero, e al cuore, con questo testo.
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Lo leggerò
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Aspetto la tua opinione allora! Buone letture!
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