The Dark Forest

Una foresta misteriosa, una selva oscura in cui prendono corpo le inquietudini di un gruppo di volontari della Croce Rossa: uomini e donne che si ritrovano a fare i conti con una sanguinosa guerra e con le insidie cuore umano. In The Dark Forest (Standard Ebooks) Hugh Walpole descrive un mondo sospeso tra sogno – forse incubo è il termine più appropriato – e realtà, un mondo privo di certezze e di punti di riferimento: il conflitto riscrive le regole della quotidianità e dell’amore.

Walpole ha preso spunto dalla sua esperienza sul fronte russo per dare vita a un romanzo che, per certi versi, può riportare alla mente Una questione privata di Fenoglio: da una parte c’è il dramma della Prima guerra mondiale, la Storia con la esse maiuscola, dall’altra c’è un triangolo amoroso, una storia d’amore che ha un che di ariostesco. Nel romanzo, il dramma amoroso, una tragedia minore e personale, si sovrappone alla catastrofe corale della guerra: la donna amata, oggetto di una queste irrealizzabile, svanisce nella foresta, in una selva crivellata di proiettili.

John Durward, il narratore, è il testimone di questa tragica parabola amorosa: nelle sue mani c’è il diario di un innamorato sventurato, un diario che Durward ha “ereditato” e su cui trascrive la storia che stiamo leggendo. Il disincantato inglese ci appare spesso come un osservatore distaccato, come un uomo che non può vivere appieno la vita: avrebbe voluto far parte dell’esercito regolare, ma, a causa di un difetto fisico, ha dovuto ripiegare sul servizio nella Croce Rossa.

Durward ci descrive una primavera di guerra, una stagione crudele e particolare in cui persone molto diverse tra loro si ritrovano unite sotto la stessa bandiera. Il narratore fa parte di un’unità in cui serve un suo connazionale: il timido, impacciato e sognatore John Trenchard. Durward prova quasi fastidio per la presenza di questo “secondo” John: Trenchard gli appare a dir poco fuori posto in un contesto così complicato e delicato, ma, col passare del tempo, tra i due si instaura un legame di amicizia.

Durward, suo malgrado, rivede sé stesso in Trenchard: entrambi sono uomini “deboli”, destinati a restare in ombra quando sulla scena compaiono personalità “forti” come il dottor Semyonov. Quest’ultimo ci viene descritto come un uomo di polso, come una persona così sicura di sé da risultare arrogante: Semyonov ha un che di bestiale e di primitivo, ma è impossibile non riconoscere il suo coraggio e la sua capacità di mantenere i nervi saldi in situazioni disperate. Marie Ivanovna, la fidanzata di John, è la prima a subire il suo fascino.

Prima di lasciare Pietroburgo per il fronte, Marie ha concesso il suo cuore a Trenchard, senza conoscerlo davvero: si è costruita un’immagine idealizzata del trentenne, un’illusione d’amore che è andata in frantumi davanti alla cruda realtà della guerra. La brama di vivere e di amare spinge Marie a voltare le spalle al fidanzato, a un cavaliere dall’armatura di cartapesta, per trovare conforto tra le salde braccia di Semyonov. Si potrebbe accusarla di leggerezza e, a tratti, di crudeltà, ma a prevalere è l’impressione che agisca così solo perché è troppo giovane e inesperta.

Nel corso del romanzo, un altro triangolo va a sommarsi a quello formato da Marie, Trenchard e Semyonov: da una parte c’è Andrey Vassilievitch, un uomo che, come i due giovani inglesi, è destinato a essere messo in ombra da personalità forti; dall’altra c’è Nikitin, fratello ideale di Semyonov; nel mezzo c’è la moglie defunta di Andrey, un tempo contesa tra i due.

I due triangoli sono caratterizzati dal tema della gelosia e del possesso: Walpole cita Otello, ma nel romanzo “il mostro dagli occhi verdi” è messo in secondo piano dall’ombra che si aggira nella foresta, dallo spettro della Morte, una Morte che può giungere rapida e improvvisa, spezzando vite e progetti. Eros e Thanatos sono i veri protagonisti delle vite parallele di Trenchard e Vassilievictch: l’unica possibilità di riunirsi con la donna amata, una donna che ha preferito l’“altro”, consiste nel ricongiungersi con lei dopo la morte.

La storia tra John e Marie gioca un ruolo chiave nel libro, ma The Dark Forest non è solo un romanzo d’amore. Visto che la trama si “trascina” per lungo tempo, un tempo esteriore che rispecchia quello interiore di personaggi intrappolati in un conflitto fatto di attese e tempi morti, l’attenzione di noi lettori rischia di venir meno. Invece restiamo incollati alle pagine. Perché? Perché veniamo ammaliatə da una serie di vividi paragrafi descrittivi: i labirintici boschi attraversati da Durward si caricano di tinte espressionistiche e diventano correlativi oggettivi dello stato d’animo del narratore e dei compagni.

Il testo merita di essere letto anche per la prospettiva particolare da cui è narrato: quella di chi non prende parte all’azione militare, ma ha modo di osservarne le dirette conseguenze. Trovo che, a prescindere dalle intenzioni dell’autore, non ci sia nulla di più antimilitarista di un romanzo che non mostra soldati eroici, ma solo uomini feriti, distrutti nel corpo e nello spirito: combattenti smarriti che non sanno più dove si trovano e, soprattutto, perché sono finiti in quell’inferno. Il romanzo è costellato di immagini crude e desolanti che rimangono incise nella memoria, che chiedono, esigono, di non venire dimenticate.

C’è un altro elemento di The Dark Forest che colpisce noi lettori: Walpole si interroga più volte sull’anima russa, sullo spirito della nazione in cui ha prestato servizio. Trenchard e Durward hanno la possibilità di incontrare un popolo che hanno conosciuto solo attraverso le pagine dei suoi grandi autori, di dialogare con russi in carne e ossa. Eppure, sembra che nessuno dei due riesca davvero a capire sino in fondo le persone che ha davanti: abbiamo l’impressione che sia i personaggi che il loro creatore ragionino ancora per stereotipi, che cerchino di ricondurre gli schemi di comportamento dei singoli russi a un ipotetico carattere nazionale.

Esiste davvero un’anima nazionale, lo spirito di un intero popolo? È possibile capire e comprendere davvero un altro essere umano? Come si fa a dare l’addio alle armi, a smettere di ripetere gli errori del passato? Il libro di Walpole non ci offre né risposte né consolazioni. Le pagine di The Dark Forest possono solo ricordaci cos’è davvero la guerra: una volta tolta di mezzo la propaganda, resta solo una triste teoria di arti amputati, bende intrise di sangue, balbettii sconnessi e sguardi smarriti.

Approfondimenti:

Come mai questo scrittore, un autore prolifico che è stato amico di grandi come Henry James e Virginia Woolf, è finito nel dimenticatoio? Questo articolo ci offe una possibile risposta: Author Hugh Walpole comes in from the cold – BBC

Recensioni su Goodreads 

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Un pensiero su “The Dark Forest

  1. Pingback: I “relitti” della guerra – Il verbo leggere

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