Diavoli letterari

Satana esercita da sempre il suo, diabolico, fascino su artisti, poeti, scrittori e sceneggiatori. Basta pensare alle Malebolge di Dante o al Paradiso Perduto di Milton, per non parlare dell’iconico e irresistibile Crowley, il demone dal pollice verde ideato da Terry Pratchett&Neil Gaiman. Oggi, grazie a Devil Stories (Project Gutenberg), una singolare antologia pubblicata cento anni fa, faremo un viaggio all’inferno e converseremo amabilmente con diversi diavoli… letterari.

Prima di incominciare, devo soffermarmi un attimo sul prospetto delle “opere in preparazione” che si trova all’inizio dell’antologia: Maximilian J. Rudwin, il curatore del libro, aveva intenzione di dare vita a una sorta di “enciclopedia satanica”. Rudwin voleva raccogliere tutte le opere letterarie, spaziando dalle poesie alle leggende, in cui Satana, Lilith e compagnia bella giocano un ruolo chiave. A quanto pare, però, lo scrittore non è riuscito a portare a termine la sua impresa. Dobbiamo accontentarci di Devil Stories, il volume dedicato ai “racconti diabolici” e di alcuni scritti dalle tinte sovrannaturali, destinati a incontrare i favori dei fan di Supernatural.

Non avrei dovuto menzionare quella serie, non dopo la sua disastrosa ultima stagione… Lasciamo perdere i fratelli Winchester e concentriamoci sulla surreale e interessante prefazione di Rudwin. Il curatore del volume ci pone subito una domanda-chiave: perché Satana ha riscosso così tanto successo, finendo col surclassare San Michele e le schiere angeliche, tra i letterati? Semplice, perché noi lettori possiamo identificarci nei diavoli, ma non negli angeli. Questi ultimi, almeno sinché si rimane all’interno della visione tradizionale che li vuole buoni e perfettini, ci appaiono irraggiungibili, invece gli angeli caduti, creature imperfette e tormentate, sono molto più simili a noi.

Rudwin continua a esplorare il filo rosso, come le braci dell’inferno, che lega Satana ai letterati, sottoponendoci un’interessante leggenda in cui Satana ha aspirazioni letterarie: il teologo Jacob Böhme racconta che Lucifero si è ribellato a Dio perché voleva essere un autore, perché voleva poter scrivere la sua storia. L’angelo caduto non è diventato un romanziere, ma ha di sicuro fornito l’ispirazione a numerosi scrittori.

Di © Ralph Hammann – Wikimedia Commons – Opera propria, CC BY-SA 4.0

In ogni epoca storica e in ogni paese, gli autori hanno finito col cedere al fascino di Lucifero, dando vita a una nutrita schiera di diavoli letterari. Il curatore di Devil stories ha raccolto venti di questi “racconti satanici”, ordinandoli secondo un criterio cronologico. Rudwin ha deciso di concentrarsi solo su diavoli di matrice cristiana e, scelta più discutibile, ha deciso escludere storie capaci di offendere il comune pudore. Incredibile vero? Mi sa che, per colpa di queste remore puritane, ci siamo persi per strada i racconti più interessanti e diabolici…

Rudwin, prima di prendere congedo da noi lettori, ci garantisce che tra queste pagine troveremo diavoli affascinanti, terrificanti, pittoreschi, divertenti, patetici, fantastici, ironici e grotteschi. Non dobbiamo temere di incontrarli perché lo scrittore li ha “tenuti di buon umore”: non tenteranno di proporci patti diabolici e si limiteranno a tenerci buona compagnia.

Sono davvero diavoli con cui vale la pena di intrattenersi per qualche ora? Alcuni di loro sono dannatamente affascinanti, mentre altri, a mio parere, non sono poi questo granché. Rudwin ha raccolto testi eterogenei, spaziando da grandi firme (per esempio Poe e Gogol) ad autori meno conosciuti, quindi la qualità dei testi presenti nell’antologia è altalenante. Probabilmente, alcune storie incontreranno i vostri gusti letterari, mentre altri demoni non riscuoteranno il vostro favore. Comunque, l’introduzione e le note, ricche di aneddoti folkloristici e storici, del nostro diabolico curatore valgono da sole la lettura.

Immagino, per quanto il mio giudizio sia soggettivo e discutibile, di dovervi dare un’anteprima, di dovervi presentare alcuni diavoli di carta e d’inchiostro. Inizio dal medievale The Devil in a Nunnery di Francis Oscar Mann: in questo racconto Satana bussa a porta di convento, presentandosi come un pio pellegrino in cerca di un rifugio per la notte. Cosa rende così speciale questa storia? La rapida, eppure incisiva, caratterizzazione delle diverse monache, accomunate da rimpianti e traumi inconfessabili, e il modo in cui avviene la tentazione.

Passiamo ora a un trittico di storie in cui il diavolo si ritrova alle prese con dei problemi coniugali. In Belfagor di Macchiavelli, un racconto a dir poco misogino, un demone viene mandato sulla terra per capire perché tanti dannati imputano la causa di tutte le loro sventure alle loro mogli. The Devil’s mother in law di Fernán Caballero ha più di un punto di contatto con Belfagor, ma, in questo caso, il demonio si scontra con una suocera astuta. Infine, in Madam Lucifer di Richard Garnett facciamo la conoscenza dell’infernale consorte di Lucifero.

Sorvolo sul celeberrimo Bon Bon di Poe e su St. John’s Eve di Gógol, una sorta di favola dark ricca di elementi folkloristici, per soffermarmi su due deliziosi racconti di William Makepeace Thackeray. In The devil’s wager un dannato ha la possibilità di salvarsi: basta che qualcuno reciti una preghiera per lui. Sembra facile vero? Peccato che niente sia semplice quando il diavolo ci mette lo zampino. Invece in The painter’s bargain ci ritroviamo alle prese con una divertente, ma misogina, variazione sul tema del patto col diavolo: in questo caso, la tentazione più pericolosa non è rappresentata da Lucifero, ma dall’alcol.

In molti di questi racconti Lucifero non se la passa bene: in The devil and the old man di John Masefiel, un demonio viene messo nel sacco da un vecchio lupo di mare, mentre in The legend of Mont St. Michel di Guy de Maupassant, Satana non riesce a tenere testa a San Michele. Infine in The demon pope di Richard Garnett l’Avversario scopre a sue spese che non è così facile rivestire i panni del papa. Povero diavolo…

Menzione d’onore per Lucifer di Anatole France, un racconto ispirato da un aneddoto riportato dal Vasari. Il diavolo è davvero così brutto come lo si dipinge? Il pittore Spinello Aretino è costretto a fare i conti con Satana in persona: il re dell’inferno non è soddisfatto del modo in cui è stato raffigurato da lui e dai suoi colleghi.

Concludo questa rassegna con tre diavoli letterari per eccellenza. In The printer’s Devil un uomo incontra il demone stampatore che amministra l’inferno dei libri: ci ritroviamo così a compiere un viaggio in un averno popolato da anime di carta stampata. In The generous gambler di Baudelaire, il poeta maledetto per eccellenza incontra un diavolo gentiluomo. Il tema dell’ennui ritorna anche in The devil di Maxim Gorky: un Satana decisamente annoiato discute con uno scrittore defunto.

Quest’ultimo racconto è forse il più terrificante dell’antologia perché ci mette davanti al più spaventoso degli inferni. Dimenticatevi dei folkloristici diavoli forcone-muniti: la vera dannazione consisterà nel vedere tutto ciò che abbiamo nascosto sotto il tappeto durante la nostra esistenza, tutte le nostre menzogne e meschinità. Ci ritroveremo a rimuginare incessantemente sul nostro passato e rivedremo tutti i nostri errori, senza poter fare nulla per correggerli. Orribile, vero?

Conoscevate già questi diavoli letterari? Quali sono i vostri Satana d’inchiostro preferiti?

Approfondimenti:

Lesser-known Writers: Maximilian J. Rudwin – Desturmobed

The 9 Best Devils in Literature – Vampire Squid

Satan’s antics – Cultured Vultures

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4 pensieri su “Diavoli letterari

  1. Il nome Woland ti ricorda qualcuno? 😉 Un tipo eccentrico con un occhio nero e uno verde, che andava in giro per Mosca con un grosso gatto nero (Behemoth), con un servitore tuttofare (Korov’ev) e con un sicario davvero brutto e inquietante (Azazello), ma nella combriccola non mancavano neppure le streghe e altri allegri personaggi di siffatta pasta…. Il mio preferito, lo confesso!

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