Vi dichiaro marito e morte

Vi dichiaro marito e morte (Edizioni Ensemble, 2020): il titolo dell’ultima fatica letteraria di Simone Consorti è già tutto un programma, vero? Dietro queste cinque parole suggestive e un tantino misteriose si nasconde un’antologia di racconti: dieci storie tutte da scoprire, giocate sul filo tagliente di umorismo che non fa sconti a nessuno.

Quando leggo un testo, vado sempre alla ricerca della “chiave” che mi permetterà di raggiungere il suo cuore segreto. Nel caso di Vi dichiaro marito e morte non ho avuto bisogno di andare a cercare molto lontano: la chiave di lettura del volume è racchiusa nelle frasi che ci accolgono sulla sua soglia. La prima è una dedica:

A noi,
Il pomeriggio sa cose
che la mattina non può neanche immaginare

Ecco, noi lettori non possiamo neanche immaginare cosa ci aspetterà dopo le prime righe di ognuno di questi racconti: le storie di Consorti sono un susseguirsi di sorprese inaspettate. Solo lo scrittore sa cosa ci attende alla fine di ogni pagina, solo lui sa quali rivelazioni ci consegnerà ogni storia.

La seconda frase-chiave è una citazione:

Non m’interessa chiedervi se siete o non siete credenti
vi chiedo però se siete credibili
Don Gallo

vi dichiaro marito e morte copertina

Siete credibili? L’autore sembra rivolgere questa domanda alla varia umanità che popola le pagine di Vi dichiaro marito e morte: all’inizio di ogni racconto i personaggi ci appaiono leggermente fuori fuoco, ma di riga in riga, lo scrittore li inquadra sempre più chiaramente con la sua penna-obiettivo, sino a mettere a nudo ipocrisie, bugie e pensieri inconfessabili. Poco importa che si tratti di politici, padri di famiglia o modelle: ogni “soggetto” ha delle zone d’ombra che, pian piano, prendono forma nella camera oscura del libro; macchie scure su carta candida, segni disturbanti e indelebili che si imprimono nelle nostre retine.

La scrittura di Consorti è per, certi versi, camaleontica: si adatta ai diversi volti e pensieri dei suoi personaggi. Dietro questa mimesi si nasconde quello che mi piace chiamare il “trucco del mago”: la capacità di dare vita a paragrafi fluidi, che scorrono via l’uno dopo l’altro, costringendo noi lettori a fare le ore piccole, perché non riusciamo più a staccare gli occhi dal libro. Oltre al trucco del mago c’è anche quello del fotografo – questo scrittore conosce bene l’arte della fotografia – capace di scegliere sempre l’inquadratura migliore: alla fine di ogni racconto vi resterà in mente un singolo fotogramma, un’immagine che racchiude in sé l’essenza di quella storia.

Direi che è arrivato il momento di dare un’occhiata più da vicino a questi lividi d’inchiostro e cellulosa. Iniziamo da Portare il cuore di un santo: questo racconto ha messo a serio repentaglio la nascita di questa recensione. Perché? Perché sono quasi morta dal ridere – un riso amaro, in retrospettiva – mentre lo leggevo. In questo testo tanto surreale quanto geniale, un uomo diventa una “teca vivente”:

Eppure, a voler essere esatti, valgo più di qualsiasi teca d’ oro o brillanti; quelle, infatti, si può sempre cambiarle, mentre, quando io morirò, anche il mio cuore smetterà di battere.
Quando, sette anni fa, ricevetti questo cuore, insomma, nei giorni del trapianto, Don Giusto era già molto amato, forse anche venerato, ma non era ancora un Santo.

Il portatore di un cuore miracoloso dovrebbe essere destinato a sua volta alla santità, invece il protagonista del racconto, dopo il trapianto, inizia ad avvertire il richiamo del lato oscuro. La faccenda si complica ulteriormente quando un ministro, un politico che ama sventolare rosari a destra e ancora a destra, decide di sfruttare la popolarità della “teca vivente” a fini elettorali. Basta così, ho già detto sin troppo: sta a voi scoprire come andrà a finire questa storia.

Passiamo dal politico in aria di santità al capo di una setta religiosa: ne Il prescelto assistiamo al più grande suicidio di massa della storia. Gli adepti del santone, così come i devoti del Santo, credono in qualcosa, o forse vogliono semplicemente credere in qualcosa: se potessero leggere nella mente del loro capo spirituale, ci penserebbero due volte prima di dare la vita per lui. Anzi, non è detto: agli esseri umani piace illudersi e venire illusi.

L’autore di Vi dichiaro marito e morte è un maestro nel portare alla luce gli angoli più bui della coscienza, quegli angoli che i suoi personaggi vorrebbero nascondere o ignorare: puoi strappare dei manifesti scomodi (Tutto tranne fascista), puoi provare a tenere la schiena sempre dritta (Il tuo modo di dirlo al mondo), oppure puoi nasconderti dietro a una maschera (Shooting), ma la verità, prima o poi, verrà messa nero su bianco.

L’inquietante obiettivo del fotografo gioca un ruolo chiave in Nozze di plastica, un racconto attraversato da una tensione quasi insostenibile. Primi piani di una Lei dalla bellezza sfolgorante e istantanee di un Lui sfigurato, privato del suo volto da una mina, si susseguono in un valzer frenetico. I giornali raccontano la storia di una donna pronta a sacrificarsi per restare al fianco del suo uomo, ma dietro quegli scatti si nasconde un’altra, crudele, verità:

Lei
Oggi preferisco essere fotografata che intervistata. Forse
posso riuscire a fingere ma non so se, a parole, potrei mentire.

L’amore, nei racconti di Consorti, è quasi sempre impuro, corrotto: è una sostanza instabile, volatile, che svanisce nel nulla, lasciandosi dietro una scia di recriminazioni. Sia che si tratti di coppie alle prime armi (Al mio paese le donne non parlano) che di coniugi con figli (Nozze di plastica, La pallottola d’argento), tutte le “lune di miele” sono destinate a trasformarsi in “lune di fiele”.

Siamo arrivati agli ultimi tre “scatti” del “rullino”, a tre racconti, incentrati sul tema della paternità, che mi hanno particolarmente colpita. In Lei è il papà di Federica?, il padre di una ragazzina venuta a mancare all’improvviso promette di seguirla nell’aldilà, ma quella promessa, come tutte le promesse dei personaggi di Consorti, è destinata a non essere mantenuta. Invece in Una pallottola d’argento un genitore divorziato nota degli strani lividi sul corpo di suo figlio: è meglio coprirli col tatuaggio dell’oblio o rischiare di sollevare un polverone? Infine ne I papà di Anna realizziamo che il vero padre è chi si prende cura di te, non chi ti ha messo al mondo.

Vi siete accorti che Vi dichiaro marito e morte non è il titolo di nessuna di queste storie? Di solito un’antologia di racconti prende il nome dal suo brano più significativo, invece, in questo caso, il titolo è una frase, iconica, di un racconto (Il prescelto). Una frase che si presta a riassumere l’essenza di un libro che, come certi racconti inquietanti di Buzzati, mette a nudo lividi che si preferirebbe tenere nascosti. Come la scrittrice Dalal Khalifa, Consorti ci mette di fronte a verità simili a scomodi sassolini nella scarpa. Non si può sfuggire all’obiettivo della sua macchina fotografica: noi lettori possiamo solo sperare di risultare credibili.

P.S. Ringrazio di cuore Simone Consorti per avermi dato la possibilità di leggere la sua geniale antologia.

Approfondimenti:

Il curriculum letterario dell’autore:

Simone Consorti è nato nel 1973 a Roma, dove insegna in un liceo. Ha esordito con “L’uomo che scrive sull’acqua aiuto’”(Baldini e Castoldi 1999, Euroclub 2000, Premio Linus). Ha pubblicato i romanzi “Sterile come il tuo amore”(Besa, 2008), “In fuga dalla scuola e verso il mondo”(Hacca, 2009), “A tempo di sesso”(Besa, 2012),“Da questa parte della morte”(Besa, 2015), “Otello ti presento Ofelia” (L’erudita, 2018), “La pioggia a Cracovia”(Ensemble, 2019). La sua piéce “Berlino kaputt mundi” è andata, con successo, in scena al Teatro Agorà di Roma nel 2018. Si occupa di street photography; ha tenuto mostre personali in Italia e partecipato a collettive in Russia.

La sua pagina personale su LaRecherche.it

Le accattivanti recensioni di Lankenauta  e Frammenti Rivista 

Intervista all’autore – Sul Romanzo 

7 pensieri su “Vi dichiaro marito e morte

  1. Il politico che sventola i rosari a destra e a destra è un’immagine stupendamente orribile e mi fa pensare a qualcuno XD
    Le storie sembrano molto interessanti, mi segnerò questo titolo in vista di un futuro più leggereccio, anche se dovrà competere con molte cose belle ^^

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  2. Simone consorti

    Grazie. Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale, come dicono quelli bravi, ma la figura che ha ispirato il mio ministro, è probabilmente quella che hai in mente tu. Buona lettura

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