Oggi vi propongo una chicca che avevo scovato negli archivi di Project Gutenberg: Hero Tales and Legends of the Serbians di Woislav M. Petrovitch (Storie di eroi e leggende serbe), un volume un po’ datato, ma molto interessante. Questo testo, pubblicato nell’infausto agosto del 1914, è stato scritto con l’intento di avvicinare i lettori inglesi alla cultura serba.
Prima di iniziare, devo fare una doverosa precisazione: in questo caso specifico con Serbia si intende un’area più ampia, che comprende anche la Bosnia Erzegovina, il Kosovo, la Croazia, il Montenegro e la Macedonia del nord. Per comodità, utilizzerò sempre il termine “cultura serba”, così come Petrovitch, ma alcune delle leggende e tradizioni che vi riporterò sono più propriamente “balcaniche”.
Da dove incominciare? Difficile a dirsi: questo libro è uno scrigno ricolmo di storie tutte da scoprire. Petrovitch, per venire incontro al suo pubblico, ha trasposto in uno stile semplice e scorrevole i miti di fondazione e le ballate che hanno reso celebre la Serbia (peccato che la necessità di trasferire in prosa i componimenti poetici ci abbia privato dell’autentico incanto delle ballate serbe).
Quando ho iniziato a scrivere questo post, mi sono resa conto di aver messo insieme una quantità impressionante di materiale, quindi, per non farvi scoppiare la testa e per non annoiarvi, ho deciso di dividere l’articolo in due parti. Oggi ci occuperemo di alcune superstizioni e delle ballate tradizionali, mentre giovedì prossimo, se qualcuno di voi sarà “ancora all’ascolto”, incontreremo due celebri eroi nazionali e scopriremo alcune fiabe dei Balcani.

Creature sovrannaturali, superstizioni e antiche tradizioni
– Le Veela (o Vile). Queste creature eternamente giovani e belle, dai lunghi capelli dorati e dalle vesti bianche, sono state celebrate da bardi serbi del quattordicesimo secolo. Si dice che abbiano voci melodiose e che, talvolta, siano armate di arco e frecce. Quando danzano, i loro girotondi lasciano sul terreno dei cerchi che vengono chiamati Vrzino Kollo (o Vilino). Sul monte Kom, nel Montenegro, si trova uno di questi “anelli magici” che misura circa venti metri.
– I djin. Sul monte Riyetchki Kom, vicino al lago Scutari, risiedono degli spiriti, i djin. Questi esseri sovrannaturali non permettono a nessuno di arrecare danno al bosco che cresce sul lato della montagna. Se un malcapitato passante dovesse azzardarsi a raccogliere anche solo un fiore o una foglia, verrebbe immediatamente inseguito da una densa nebbia e verrebbe tormentato da terrificanti visioni.
– Magie d’amore. I giovani innamorati ricorrono spesso ai sortilegi per vincere il cuore di una fanciulla ostinata. Per esempio, durante un non precisato venerdì dell’anno, un ragazzo si reca nel cortile della sua bella e ne pronuncia il nome tre volte, mentre scuote un albero (a quanto pare tutti i cortili sono dotati di almeno un arbusto). La fanciulla, a questo punto, dovrà per forza rispondere all’appello del giovane e corrispondere il suo amore. Non provatelo a casa…

Ballate
Le ballate vengono recitate con l’accompagnamento di uno primitivo strumento dotato di una singola corda, la gusla, che si può trovare in quasi ogni casa. Il famoso poeta serbo Peter Petrovitch, ne Il serto della montagna, ha scritto che la casa in cui non risuona la gusla è morta così come i suoi abitanti.
Un tempo i bardi “di professione” si spostavano di villaggi in villaggio, cantando in endecasillabi le imprese egli eroi e dei cavalieri-briganti che combattevano contro i turchi. Attraverso le ballate, diffondevano gli avvenimenti più importanti, anche se i loro resoconti non erano sempre fedeli: il loro amor patrio tendeva a prendere il sopravvento sulla realtà dei fatti. Visto che il ritmo dei poemi è molto semplice, questi componimenti sono entrati a far parte della “memoria collettiva”: non è raro che chi ha ascoltato una ballata anche solo una volta sia capace di improvvisarne alcuni passaggi.
Woislav M. Petrovitch, nel tentativo di dare ai lettori inglesi almeno un’idea della struttura originale delle ballate, ha deciso di includerne almeno tre nel volume. Io ho deciso di riportarvi alcuni versi tratti da The Building of Skadar (Scutari), anche se la traduzione può rendere solo una pallida idea dell’arte dei bardi serbi e dei loro artifici retorici:
“Hear my words, now hear my words, my brothers!
From the forest-hill the veela told me,
That we should no longer waste our treasures
In the vain attempt to raise the fortress
On a shifting, insecure foundation.
Said the veela of the forest-mountain,
Each of you a faithful wife possesses;
Each a faithful bride that keeps your dwellings:
Her who to the fortress comes to-morrow,
Her who brings their rations to the workmen—
Her immure within the wall’s foundations;
So will the foundations bear the fortress:
So Boyana’s fortress be erected.
Vi chiedo scusa per la mia traduzione raffazzonata, ma non sono riuscita a rintracciare una versione italiana della ballata:
Ascoltate le mie parole, ora ascoltate le mie parole, fratelli miei! Dall’alto della collina nella foresta, la Veela mi ha detto che non dobbiamo più dilapidare le nostre ricchezze nel vano tentativo di innalzare la fortezza su fondamenta instabili, insicure. La Veela della foresta ha detto: “Ognuno di voi ha una moglie fedele. Ognuno ha nella sua dimora una sposa fedele: colei che verrà alla fortezza domani mattina, colei che porterà il cibo ai lavoratori, colei dovrà venire murata viva, così le fondamenta supporteranno la fortezza, così la fortezza di Scutari potrà venire eretta.

Questa celebre ballata affonda le sue radici in un’antica superstizione: secondo la trazione, alcuni edifici potevano venire completati solo grazie a un sacrificio umano. Alcuni enigmatici bassorilievi, che rappresentano porzioni di volti umani, nascosti nei muri di vecchi edifici balcanici, sembrano essere correlati a questa sanguinosa credenza. Per esempio, delle teste di pietra accolgono i visitatori della fortezza del Principe Dyouragy Brankovitch a Semendria, poco distante da Belgrado.
Vi do appuntamento a giovedì per l’ultima puntata di questo speciale!
uauuuu! Che bella scoperta questo post! Mi aiuta a completare il puzzle che sto realizzando proprio intorno a questa area geografica. Lo citerò nel mio post finale, ovviamente insieme alla seconda parte che non vedo l’ora di leggere.
Questi miti e leggende non sono così noti da noi e il tuo post è un prezioso strumento per conoscerli.
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Grazie mille Pina! Mi viene da sorridere perché ho letto questi miti proprio quando tu hai cominciato a comporre il tuo puzzle e perché ho citato i tuoi post “balcanici” nella seconda parte (è già montata, “in freezer”, da scongelare al momento) :).
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Che argomento affascinante! Mi è piaciuta in particolare la leggenda delle Veela. Ho trovato divertente la magia d’amore e davvero inquietante la superstizione ricollegata al completamento degli edifici. Ci sarò anche giovedì prossimo 🙂
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Grazie mille Monique! Le Veela mi hanno fatto subito venire in mente Harry Potter.
Buone letture e alla prossima <3.
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Ottimo se le puntate saranno più di due!
Interessante il richiamo ai jiin delle credenze africane, spiritelli, solitamente maligni, ma non necesariamente, presenti anche nel mondo musulmano, che le credenze popolari ritengono si impossessino delle persone, facendo risalire a questa possessione le malattie mentali.
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Mi fermerò a due puntate Ivana: delego a Pina e al suo fantastico”mosaico” di post a tema Balcani il compito di guidare te e gli altri lettori alla scoperta della Serbia :).
I jiin continuano ad affascinare gli scrittori: per me è impossibile non ricollegarli alla trilogia (o quadrilogia che dir si voglia) fantasy di Jonathan Stroud.
Buone letture!
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Per me, richiamano antichi studi di etnopsichiatria.
E sai che ho sempre in programma ma non ho ancora letto il ciclo di Bartimeus? Mi sa che devo.
In ogni modo, tu e Pina dovete lavorare ancora🙂
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Mi piacerebbe molto poter “rileggere” il ciclo di Bartimeus attraverso i tuoi occhi: ha segnato la mia adolescenza molto più di Harry Potter, vuoi per le sue implicazioni politico-filosofiche, vuoi per i suoi personaggi sfaccettati, vuoi per il suo humour :).
Sarei anche molto curiosa di saperne di più sui tuoi studi.
Di sicuro Pina ci riserverà ancora delle belle sorprese, quanto a me ho in programma un altro post dedicato ai miti, ma di un’altra nazione.
Mi piacerebbe poter organizzare qualche collaborazione con più blogger, della serie articoli tematici, ma non sono se ne sarei capace… Ho troppe idee che mi frullano per la testa.
Detto questo di lascio alle tue letture e alle tue scritture :).
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Piacerebbe anche a me creare dei momenti di collaborazione, e hai visto mai che un’idea prenda corpo.
Poi, è vero, non sappiamo per lo più nulla, tra di noi, non solo degli studi (e degli interessi, formali e non), ma direi della vita, degli altri, ma credo sia, in parte, il mezzo per accedere – via libri – a un rapporto, e una conoscenza reciproca, che possiede un suo particolare spessore. Tante le forme di amicizia. Che possono anche evolvere.
Ho iniziato a conoscere Bartimeus 😉
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