Da noi non può succedere

Mettetevi scomodi: It can’t happen here (Da noi non può succedere) di Sinclair Lewis è una distopia degli anni ’30, ma è ancora così attuale da risultare disturbante. Questo romanzo, purtroppo, è il libro perfetto per questi giorni inquieti: mette perfettamente in luce le ferite mai sanate degli Stati Uniti. Questa cautionary tale, questo ammonimento letterario, avrebbe dovuto mettere in guardia l’elettorato americano e invitarlo a riflettere sui rischi del populismo, ma il monito di Lewis è rimasto inascoltato.

Il testo si apre con una riunione a cui chiunque di noi vorrebbe prendere parte (riuscite a percepire l’ironia nella mia voce, vero?): un meeting di ferventi nazionalisti guerrafondai. Questi simpatici individui, questi “trumpisti” ante litteram, vogliono rendere di nuovo grande l’America. Siamo nel 1936: il paese sta affrontando la crisi economica iniziata nell’anno nero, il 1929, ma per fortuna i nostri eroi hanno trovato la ricetta perfetta per curare tutti i mali della nazione.

Che cosa bisogna fare? Bisogna sbarazzarsi degli insulsi intellettuali, che passano tutto il loro tempo con il naso tra le pagine, e affidarsi alla guida di un uomo forte: gli Usa, per mantenere il loro primato tra le nazioni, hanno bisogno di disciplina, volontà, forza di carattere e, soprattutto, di un esercito forte. Tutti i bravi uomini americani, ridotti in povertà dalla crisi, devono ricevere del denaro (una sorta di reddito di cittadinanza?) dal governo, mentre le donne devono farsi da parte e ritornare in cucina: al paese servono devote e prolifiche mogliettine, non indipendenti lavoratrici.

Se questa demenziale conferenza fosse solo il frutto di qualche mente bacata, di qualche estremista isolato, non ci sarebbe di che preoccuparsi, ma, sfortunatamente, queste idee malsane stanno alla base della campagna elettorale di Berzelius (Buzz) Windrip, il candidato democratico alla presidenza. Sì, avete capito bene, democratico. Lasciate per il momento da parte il sinistro quartier generale repubblicano che siamo abituati a vedere ne i Simpson: qualunque partito politico può essere oggetto di pericolose derive estremiste.

giphy simpson repubblicani

Diamo un’occhiata più da vicino al programma del Senatore Windrip: alcuni punti sono platealmente aberranti, mentre altri devono venire analizzati a mente fredda per poterne cogliere appieno la mostruosità. L’aspirante presidente promette di innalzare tutti i salari, ma la sua politica economica è decisamente nebulosa: parla, parla, ma le sue idee non reggono alla prova dei fatti. Di sicuro aspira a seguire il modello di Mussolini: vuole che gli americani producano da soli i beni di cui hanno bisogno e che si tengano pronti a partire, pistole alla mano, alla conquista del mondo.

Durante i suoi comizi, Buzz, da bravo wasp, tiene in mano la Bibbia e rende lode a Dio. Secondo lui la libertà di culto è un diritto inviolabile, però gli atei, gli agnostici e gli ebrei che si rifiutano di prestare obbedienza alla bandiera americana e al Nuovo Testamento devono venire interdetto dagli uffici pubblici e dall’esercizio delle professioni più qualificate.

Windrip non vuole discriminare nessuno: l’importante è che i membri delle minoranze supportino i suoi ideali e che siano capaci di restare al loro posto. Gli ebrei possono stare tranquilli a patto che siano disposti a seguire docilmente il loro presidente e ad accettare le eventuali restrizioni che il governo potrebbe imporre alla loro comunità. Quanto ai neri è impensabile che possano votare o ricoprire incarichi pubblici, ma, per il resto, sono i benvenuti nella grande e liberale America di Buzz.

Gli intellettuali del Vermont, lo stato in cui si è tenuto il meeting, hanno opinioni contrastanti: secondo alcuni, se Windrip prendesse il potere, si trasformerebbe in un vero e proprio dittatore fascista, mentre secondo altri è impossibile che qualcosa del genere possa accadere in America, nella terra della libertà. Il più lucido tra di loro, il giornalista Doremus Jessup, è convinto che il suo paese sia un perfetto laboratorio per un nuovo tipo di dittatura: teme che gli americani, frustrati da anni difficili, non vedano l’ora di affidarsi mani e piedi a un salvatore, a un uomo capace di prendere le decisioni al posto loro.

Jessup è un piccolo borghese, un intellettuale di provincia, dal corpo fragile, ma dalla mente acuta. Viene spesso “accusato” di essere un comunista, ma, in realtà, non ha molta simpatia per i russi: non vorrebbe mai abitare in un paese in cui il diritto alla privacy e la libertà di stampa non esistono. L’editorialista teme che Windrip possa trasformare l’America in una sorta di mostruoso ibrido tra il regime sovietico, la Germania nazista e l’Italia fascista: sa cosa accade quando il popolo si lascia trascinare dalle parole dei demagoghi e abdica ai suoi diritti in cambio della falsa promessa di una rivoluzione, di un miglioramento di vita.

Le più fosche previsioni di Doremus sono destinate a realizzarsi: il senatore Windrip sbaraglia i suoi avversari e diventa il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Ha così inizio una discesa nel Maelström-Dittatura simile, per certi versi, a quella descritta ne Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood: Buzz dichiara lo stato d’emergenza e, nel giro di poco tempo, riesce ad accentrare tutto il potere nelle sue mani. Il neo-presidente, con l’aiuto del suo braccio armato, gli MM (Minute Man), inizia a dare la caccia a tutti i “nemici della nazione”. Ovviamente, i primi a finire nel mirino sono gli intellettuali scomodi come Jessup.

Sinclair Lewis, nella sua distopia, ha ricostruito tutti i passaggi critici che portano all’instaurazione di una dittatura: dall’ascesa di un leader carismatico alla creazione di un esercito privato, dall’attacco alla libera stampa al rogo dei libri. In questo libro ricco di riferimenti ad altre opere, emerge tutto il potere della cultura che, in tempi bui, rimane l’unica arma capace di smascherare la nudità dell’imperatore. Gli uomini di lettere, sempre in bilico tra la tentazione dell’escapismo, della torre d’avorio, e il richiamo dell’azione, sono gli unici a vedere Buzz per quello che è davvero: un pericoloso truffatore.

La lettura di Da noi non può succedere, lo confesso, è stata piuttosto difficoltosa. Mi sono pentita di averlo letto in lingua originale: la prosa di Lewis non è sempre semplice e scorrevole. Inoltre, la trama ha un andamento piuttosto lento: ci sono troppi, inutili, paragrafi descrittivi e troppe ripetizioni (l’impressione è che l’autore stesse cercando di ficcare a forza alcuni concetti nella testa dei suoi lettori), per non parlare di un insulso triangolo amoroso di cui avrei volentieri fatto a meno. Per certi versi, questo testo è decisamente datato, ma, per altri, è più vivo e attuale che mai.

A colpirmi sono stati soprattutto i capitoli iniziali, quelli in cui vengono analizzati, con precisione chirurgica, i meccanismi che possono portare un uomo apparentemente ridicolo a diventare l’idolo delle masse: Windrip è volgare, ignorante, eppure è capace di stregare i suoi ascoltatori. Come ci riesce? La risposta è molto semplice: lui è la perfetta incarnazione dell’uomo comune, dell’americano medio. Lui capisce i bisogni di un popolo sfiancato da una lunga crisi economica. Lui sa che è molto più semplice parlare alle pance che ai cervelli.

Da noi non può succedere è capace di metterci a disagio perché, nonostante affondi le sue radici negli avvenimenti degli anni ’30, mette in luce problemi tuttora attuali: l’America in preda alla Grande Depressione non è poi così distante da quella di oggi, dal paese in cui i diritti delle minoranze continuano a venire ignorati e calpestati. Non è difficile scorgere dietro il volto di Windrip quello di Trump (specialmente in questi giorni), o quello di un qualsiasi leader populista con tanto di consigliere/social media manager a seguito.

Sinclair Lewis ha scritto questo romanzo con l’intento di dare vita a una cautionary tale, di mettere sull’avviso i suoi connazionali: purtroppo, gli elettori americani si sono scordati in fretta la lezione. Come ha ricordato Michael Jordan, un cambiamento è ancora possibile: bisogna solo ricordarsi di votare per la persona giusta

Approfondimenti:

L’edizione italiana del libro: Da noi non può succedere – Passigli Editori 

Sinclair Lewis, il Nobel che nel 1935 ha profetizzato Donald Trump – Il rifugio dell’Ircocervo

La recensione di Interno Storie 

Il passato sempre presente – Critica Letteraria 

14 pensieri su “Da noi non può succedere

  1. Commento un po’ OT: mi ha sempre fatto (amaramente) sorridere come gli americani siano sinceramente convinti di aver praticamente “inventato”, o “creato” la democrazia, idea che contrasta con non so quante evidenze storiche di vario tipo.

    Leggendo la recensione mi è venuto il dubbio che forse il fatto che l’autore abbia usato un presidente democratico non è così paradossale. Dopotutto fino a inizio ‘900 i democratici sono stati il partito “di destra”, mentre i repubblicani “di sinistra” (mi viene da pensare che il cambiamento sia avvenuto quando gli interessi dei repubblicani hanno smesso di essere almeno in parte quelli dei lavoratori urbani per focalizzarsi su quelli dei grandi industriali, mentre i democratici sono passati dall’essere protettori dei latifondisti allo spalleggiare, almeno in teoria, la classe contadina impoveritasi prima e proletaria poi). In ogni caso questo argomento è molto vasto e non è questo lo spazio per parlarne. Il punto è che forse, essendo il romanzo una distopia, l’autore ha ipotizzato una realtà in cui “l’inversione” non è avvenuta in maniera così netta. Dopotutto si ritiene che una svolta significativa sia avvenuta con F. D. Roosevelt, eletto nel 1933!

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    1. Prima di tutto grazie per il tuo commento: sei una miniera inesauribile di informazioni! Secondo alcuni critici, Windrip potrebbe essere l’alter ego del senatore democratico della Louisiana Huey Long: Sinclair avrebbe scritto questo libro proprio per invitare gli elettori a non votare per lui! Vedi >https://www.nytimes.com/2017/01/17/books/review/classic-novel-that-predicted-trump-sinclar-lewis-it-cant-happen-here.html

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  2. Pingback: Cronaca di un anno di letture – Il verbo leggere

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